giovedì 28 febbraio 2019

MADICOSAPARLIAMO

Piano di Sorrento - Mai titolo più azzeccato per una rubrica, infatti a sentire il consigliere metropolitano Tito, l'esclamazione viene spontanea: «Ma di cosa parlate»!
E così lo spottone elettorale è servito, con l'assist del Megasindaco Metropolitano De Magistris, l'autore di tutte le deleghe.
Soldi a pioggia, come fossero bruscolini, ma per cosa?
Occorre fare un po' di ordine.
Si parla delle Zone Omogenee della Città Metropolitana disposte dalla legge Delrio, previste nell'articolo 1 comma 22, a patto «che il comune capoluogo abbia realizzato la ripartizione del proprio territorio in zone dotate di autonomia amministrativa».
Ciò si può così tradurre: «dotare di autonomia amministrativa le municipalità del comune di Napoli».
Questo per fare in modo di dare un senso alle zone omogenee e ripartirle con concetti che esulano dalla semplice territorialità, in favore delle attitudini commerciali, storiche, culturali, lavorative, con investimenti mirati allo sviluppo di una intera area: insomma, il cosiddetto Piano Strategico.
Piano strategico mai stilato, così come denunciava l'ex portavoce del M5S in Consiglio Metropolitano Danilo Cascone, comportando così che i fondi risultanti dall'avanzo di bilancio, siano destinati in modalità random, senza scopi precisi.
Così come casuale appare la ripartizione delle zone omogenee: vorrei capire quale genialità ha individuato affinità fra Secondigliano e Mergellina o fra la penisola sorrentina e San Giorgio a Cremano.
Ai più appaiono linee geografiche dettate da una concezione prettamente territoriale e non socio-economica.
Appena 5 zone in cui Napoli città, con i suoi oltre 950.000 abitanti, sarebbe la più rappresentativa, ed intercetterebbe sistematicamente la maggior parte dei fondi e delle attenzioni: per intenderci la città metropolitana di Torino, si è dotata di ben 11 zone omogenee.
Proprio mentre scrivo, con l'occhio e l'orecchio protesi sulla diretta streaming del Consiglio Metropolitano, l'Assise delibera la proposta, con il solo voto contrario e intervento significativo del consigliere Lebro.
Noi non staremo a guardare, abbiamo già in programma iniziative, ma questo a tempo debito; nel frattempo «Stay Tuned».

giovedì 7 febbraio 2019

UNA PEZZA SULL'ACQUA


Piano di Sorrento - Dopo l'ultima mia interrogazione, il comune corre ai ripari e mette una pezza su una fin qui lacunosa gestione delle analisi dell'acqua erogata dai tre distributori di Piano di Sorrento.
È di pochi giorni fa (31 gennaio) la nota inviata dal Funzionario responsabile del III settore alla Encon s.r.l. con la quale il geom. Michele Amodio pone in risalto la necessità da parte del Comune, di acquisire entro e non oltre cinque giorni lavorativi, gli esiti delle prove trimestrali previste dall'art.7 lettera h) del contratto sottoscritto il 29/12/2016 dall'amministratore unico della Encon s.r.l. ing. Raffaele Cesaro.
Ma la richiesta del Funzionario ribadisce quel che il M5S ha chiesto più volte, ossia la necessità di «attivare un nuovo sistema di controllo che coinvolga direttamente anche personale di questo comune».
In sostanza si chiede di supervisionare, etichettare e sigillare i campioni che andranno al laboratorio.
Oltre ciò, giusto per intenderci, evidenzio una tabella dalla quale è possibile evincere i notevoli ritardi registrati e di cui ho chiesto conto nell'ultimo Consiglio comunale; la risposta fornita è stata evasiva, si è narrato di miei errori di considerazione delle date, di ritardi contenuti, ma la realtà è che acquisizioni postume alla data effettiva di fine prove, hanno raggiunto nel primo caso in oggetto addirittura 310 giorni; se non è un anno, come da me affermato, poco ci manca.
Inoltre tutte le analisi sono state inviate al Comune solo dopo una mia prima interrogazione del 10/4/2018.
Questo a Piano di Sorrento: «Ma negli altri comuni costieri, la situazione qual è»?