venerdì 22 marzo 2019

TRAFFICO - BIOSSIDO D'AZOTO


Piano di Sorrento - Non solo polveri sottili.
Il biossido di azoto (NO2) è un gas di colore bruno-rossastro, poco solubile in acqua, tossico, dall'odore forte e pungente e con forte potere irritante. È un inquinante a prevalente componente secondaria, in quanto è il prodotto dell'ossidazione del monossido di azoto in atmosfera. La principale fonte di emissione degli ossidi di azoto è il traffico veicolare (fonte: Ministero della Salute).
Il limite orario stabilito dal Ministero della Salute (e chiaramente a fini puramente normativi) è di 200 μg/m3 da non superare più di 18 volte per anno civile, mentre quello medio annuale è di 40 μg/m3.
Considerato che nonostante il periodo di bassa circolazione stradale (nello specifico nelle ultime tre settimane) i rilevamenti forniti dai nostri Smart Nose Dust indicano una media di 86,97 μg/m3, ossia ben oltre il doppio del limite medio annuo, l'amministrazione pubblica ha due sole strade da percorrere:
1. Far finta di nulla.
2. Prendere atto della situazione rilevata e adottare quelle misure impopolari che non possono prescindere dalla tutela della salute umana e dell'ambiente, tali da ridurre la mole veicolare transitante per le nostre strade cittadine e di conseguenza l'inquinamento atmosferico.
Il M5S sta denunciando da tempo la situazione, ora anche con dati alla mano, ma a nessuno sembra importare.
Voglio ricordare agli spero pochi sostenitori dello sviluppo indiscriminato, un breve estratto da uno storico discorso:
«Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta» (Robert Kennedy 1968).


mercoledì 20 marzo 2019

INTERROGATA L'AMMINISTRAZIONE CAROTTESE, RISPONDE: «VI FAREMO SAPERE»


Piano di Sorrento - Il 1 giugno 2017 il M5S presentò un'interrogazione al Senato, prima firma Sergio Puglia, atta ad accertare irregolarità circa i parcheggi costruiti a Sorrento in virtù della L.R. 19/2001.
Risultava agli interroganti: «Che né il dirigente dell'ufficio edilizia privata e abusivismo edilizio, ingegner Alfonso Donadio, né il suo predecessore, architetto Francesco Saverio Cannavale (n.d.r. attualmente in forza al comune di Piano di Sorrento), e neanche il suo successore, dottor Antonino Giammarino, abbiano adottato i previsti provvedimenti sanzionatori a carico dei proprietari che, ad ultimazione dei lavori, non abbiano provveduto a stipulare un idoneo atto di cessione a favore del Comune di Sorrento delle aree di copertura da adibire ad uso pubblico, come stabilito nei permessi...».
L'interrogazione, molto articolata e che tirava in ballo in prima persona il Sindaco Cuomo, otteneva una risposta stupefacente per precisione, tanto da meravigliarci: nemmeno fosse stata fornita da un nostro governo.
La risposta fu lapidaria: «Si può affermare che il mancato rispetto della condizione speciale di servitù di uso pubblico possa configurarsi come abuso edilizio da sanzionare - e ancora - obbligando i proprietari al rispetto della condizione speciale adottando il blocco della compravendita dei box interrati ovvero la diretta acquisizione gratuita del costruito al patrimonio del Comune».
Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Nencini, rincarava la dose: «La Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha attivato due procedimenti penali, delegando le relative indagini, tuttora coperte da segreto, al nucleo operativo dei Carabinieri di Sorrento - inoltre - non risulta che l'amministrazione comunale di Sorrento abbia attivato le procedure per la loro acquisizione al patrimonio pubblico o comminato sanzioni ai sensi della legge regionale n. 19 del 2001».
Infine per quanto riguardava il Sindaco: «L'amministrazione ha soggiunto, infine, che il sindaco di Sorrento è stato socio della Gieffe costruzioni srl (proprietaria dei box pertinenziali realizzati in via Marziale), attualmente denominata Cuomo Marine di cui il citato amministratore locale è parimenti socio».
A questo punto aspettiamo, cos'altro fare? Ci sono indagini coperte da segreto istruttorio!
Ma a Piano di Sorrento, come stanno le cose?
Il 25 gennaio scorso presento interrogazione discussa nella successiva assise consiliare del giorno 30. L'assessore Ponticorvo nell'occasione affermò che si sarebbero fatti accertamenti per tutte le situazioni pregresse a quello che appariva l'unico caso in via dei Platani.
Chiaramente dichiarai che avrei atteso la risposta scritta e l'esito dell'accertamento.
Il 12 febbraio inoltrai un sollecito, il 26 successivo, essendo trascorsi i canonici 30 giorni, ne chiesi risposta.
Ieri ho scritto al Prefetto chiedendo l'intervento, appena oggi, guarda caso, mi giunge la PEC del funzionario in risposta: «Stante la complessità degli accertamenti di che trattasi e dei notevoli carichi di lavoro cui far fronte, si rappresenta che gli stessi sono attualmente in corso e che, alla conclusione di dette operazioni, si procederà a fornire i chiarimenti richiesti».
Una volta tanto non lo stavano già facendo.

martedì 12 marzo 2019

CITTÀ METROPOLITANA FOR DUMMIES - LE ZONE OMOGENEE

Piano di Sorrento - Impresa ardua spiegare quel che sta accadendo in Città Metropolitana di Napoli, in primo luogo perché è materia molto tecnica, secondo perché è erronea credenza che le provincie non esistano più, infine perché si desidera non si sappia troppo.
Qui entra in gioco uno degli scopi per cui si avvertì la necessità di avere un MoVimento di cittadini, che operasse sui territori all'interno delle istituzioni: vi ricordate la scatoletta di tonno? Forse sarà sgombro, o forse sardine, o forse una semplice insalatina, ma io l'apriscatole voglio usarlo.
Alla fine di questo articolo vi chiederete chi sono gli imbranati (dummies), chi lo è e chi ci fa, e questo è il motivo per il quale desidero che le cose siano estremamente chiare.
Comincerò quindi con delle brevi e semplici definizioni di termini contenuti nella Legge n.56 del 7 aprile 2014, detta Delrio, la quale impartisce «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni».
·La Città Metropolitana di Napoli ha l'estensione territoriale della ex Provincia di Napoli.
·Il Sindaco della Città Metropolitana è di diritto il Sindaco della città capoluogo (Napoli); attualmente è Luigi de Magistris. In seguito vedremo altre modalità contemplate dalla legge Delrio.
·Il Consiglio Metropolitano è eletto fra e dagli stessi Consiglieri comunali con voto ponderato, ossia la preferenza dell'elettore appartenente a una città più popolosa vale più di quella del Consigliere del piccolo paesino; per intenderci il voto del consigliere di Carbonara di Nola vale 6, mentre quello del collega di Napoli vale 823. Il voto del consigliere di Giugliano 115, quello di Sorrento o Piano di Sorrento vale 36.
·La Conferenza Metropolitana è composta dal Sindaco Metropolitano e da tutti i Sindaci dei comuni afferenti.
·La zona omogenea è individuata in un'area composta da più comuni confinanti dell'area metropolitana, aventi affinità (storico-culturali, socio-economiche ecc.).
·La zona di autonomia amministrativa è assimilabile ad una o più municipalità della città di Napoli, che una volta suddivise, possono essere considerate come comuni a se stanti ai fini della realizzazione delle zone omogenee.
·Il piano strategico per le Città metropolitane è un obbligo e non un atto volontario. Si tratta di uno strumento che deve individuare emergenze e criticità, dove, come e quando fare interventi, destinare fondi, il tutto intendendo l'area metropolitana più insiemi di comuni.
«Il percorso avviato è tutt'ora in itinere, il processo partecipativo vedrà sempre più coinvolgere istituzioni, enti ed associazioni, e porterà in tempi brevi all'approvazione del primo Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli. Il nostro è un processo, un progetto in divenire. Siamo solo all'inizio. Luigi de Magistris»; tutto questo per dire, a Napoli stiamo ancora a zero.
Una volta assimilata questa terminologia, possiamo proseguire.
In precedenza (secondo punto) scrivevo dell'elezione del Sindaco Metropolitano: in effetti la legge Delrio, prevede per le Città metropolitane con oltre 3 milioni di abitanti (Roma, Milano, Napoli), la possibilità di eleggerlo con suffragio universale (direttamente dai cittadini elettori), a patto che si soddisfi la condizione disciplinata dal comma 22 dell'articolo 1, ossia che si preveda la costituzione di zone omogenee, e che il comune capoluogo realizzi la ripartizione del proprio territorio in zone dotate di autonomia amministrativa.
In sostanza, se il capoluogo (Napoli) non suddivide il proprio territorio in zone amministrativamente autonome, è da considerarsi come comune unico e non può essere scomposto in altre zone omogenee.
Con deliberazione sindacale n. 49 del 13 febbraio scorso (e questa già è una cosa atipica giacché la delibera per antonomasia è atto collegiale e non monocratico), De Magistris individua le zone omogenee, e il seguente 28 febbraio, con un solo voto contrario, il Consiglio metropolitano ne delibera l'approvazione.
Nelle 5 aree proposte di omogeneo non traspare nulla, considerando i luoghi delineati in modalità alquanto casuale e dovuti solo a contiguità territoriali, senza studi specifici delle caratteristiche dei territori, delle affinità, degli scambi merceologici e delle radici storiche.
Il dato che lascia perplessi è la mancata applicazione della legge Delrio nella suddivisione del comune capoluogo in zone amministrativamente autonome, in modo da poter considerare territori realmente omogenei, quali ad esempio San Giorgio a Cremano con Napoli est, e non con Capri e la penisola sorrentina (sic).
Napoli, con i suoi oltre 950.000 abitanti, sarà sempre il territorio che riceverà le maggiori attenzioni e, per rendere il più uniformi possibili le zone, costringe ad adottare aree vastissime, con popolazioni cospicue e quindi poca affinità socio-economiche fra di loro; alla fine ne saranno solo 5, mentre città come Torino ne ha adottato ben 11.
Del ruolo predominante di Napoli e l'inevitabile destinazione dei fondi a pioggia, dato che non c'è un progetto di specifica territorialità, dovrebbe interessare tutti i cittadini, e specialmente i Sindaci dei nostri comuni che sono nella quasi totalità dei casi assenti alle Conferenze Metropolitane, demandando al politico amico di turno sia la ripartizione delle zone omogenee, sia il piano strategico; nel caso della penisola sorrentina al Sindaco di Meta Giuseppe Tito, consigliere Metropolitano con delega al Piano Strategico "che non c'è".
Questa cosa già l'ho pubblicamente denunciata unitamente a molti consiglieri comunali del M5S; inoltrai anche un'interrogazione cui ebbi risposta, chi lo desiderasse potrà approfondire consultando i link in calce.
Ma non è il solo, in pratica tutti i Sindaci si disinteressano delle vicende della Città Metropolitana; personalmente mi sono fatto l'idea che non comprendano l'importanza del ruolo della Conferenza Metropolitana, e demandino come consuetudine, ricevendo il favore in cambio di un finanziamento che possa "abbellirli" agli occhi dei propri concittadini.
Eppure ci sono ben € 420.000.000,00 di fondi provenienti da avanzo di bilancio. Come al solito per i nostri amministratori sarà importante spenderli visto che si è perennemente in campagna elettorale per qualcosa, e non finalizzarli per scopi specifici.
Ma in chiusura, dove voglio porre l'accento e dove non potrò transigere, riguarda la circostanza che quanto deliberato dal consiglio metropolitano di Napoli, non è in applicazione della L.56/2014, non avendo ripartito il capoluogo in zone amministrativamente autonome, confinando tutto quello a cui stiamo assistendo, a mero teatrino politico di un consiglio composto da sola maggioranza, senza opposizione (se escludiamo il consigliere Lebro), che raccontano storie e pretendono di farcele piacere.

domenica 3 marzo 2019

PERSONE CON DISABILITÀ: NOMINATO IL GARANTE DEI DIRITTI


Piano di Sorrento - Gli obiettivi sofferti e raggiunti con caparbietà, danno certamente maggiori motivi di soddisfazione personale, ma per la comunità non c'è nulla di gratificante.
Se penso che la proposta di dotare la città di Piano di Sorrento della figura del Garante per i diritti delle persone con disabilità, è stata inoltrata dal sottoscritto il 29 gennaio di due anni fa, se guardo al carteggio che c'è stato con la pubblica amministrazione comprendente mozioni, interrogazioni, note e solleciti, che mi hanno infine costretto a interpellare il 6 giugno 2018 addirittura il Prefetto di Napoli, mi viene da chiedere perché tanto ostracismo!
Alla fine ha prevalso il buon senso, quello mostrato in Commissione Regolamenti e in Consiglio Comunale; abbiamo impiegato 25 mesi dalla proposta, ma finalmente Piano di Sorrento si è dotata di una tangibile e riconosciuta figura a tutela dei diritti di coloro che portano disabilità.
Il ruolo del Garante è autonomo e a titolo completamente gratuito, chi si è presentato lo ha fatto con puro spirito di volontariato, al fine di mettere a disposizione della società le proprie competenze. Occorre quindi sensibilità oltre alla professionalità, e Piano di Sorrento tutto ciò lo ha trovato nell'avv. Andreina Esposito.
Il mio auspicio è che tutto questo lavoro, oltre alla tutela, possa essere indirizzato verso il piano dell'eliminazione delle barriere architettoniche; troppo poco se ne è parlato finora, e solo per l'interrogazione consiliare del M5S, con il risultato di produrre una risposta recante una mera relazione fotografica.
Per la sua attuazione occorrono risorse ma, come per tutte le altre realizzazioni, una buona amministrazione deve necessariamente giocare d'anticipo e avere una progettualità già predisposta al fine d'intercettare fondi eventualmente erogati, altrimenti si sarà sempre in affanno, perdendo inevitabilmente occasioni che un lavoro preventivo avrebbero portato a buon termine.
Il M5S è nato con: «Nessuno deve rimanere indietro»; coerentemente perseguo con la consapevolezza che il lavoro paga.