domenica 25 settembre 2022

IL VOTO È UN DIRITTO... ma non per tutti

Ho atteso fino alla chiusura della campagna elettorale, ho ascoltato gli appelli al voto, alla tiritera del diritto sancito dall'articolo 48 della nostra Costituzione.
Allo scopo desidero citarne il terzo capoverso: «La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività».
Ho atteso che una, e sottolineo una forza politica qualsiasi, non dico si facesse carico di risolvere almeno parte delle annose criticità e problematiche anche burocratiche del comparto marittimo, ma che almeno accennasse al diritto al voto dei marittimi imbarcati, perché è bene che si sappia, nel 2022, a questi lavoratori, ancora non è concesso esprimere le proprie preferenze rappresentative, se sono in navigazione o all’estero, mentre risulta molto complicato farlo in città portuali italiane.
I marittimi sono considerati cittadini di serie “B” dalle istituzioni, una classe lavoratrice invisibile e dimenticata, finora soggetti a promesse di marinai, anzi, consentitemi di coniare un più consono “promesse di politici”, giacché finora sono risultate nulle tutte le intenzioni generalmente proposte in campagna elettorale (oggi nemmeno quelle).
Una petizione popolare consegnata personalmente il 13 dicembre 2017 e presa in carico dal Senato della Repubblica, finita fra le scartoffie di un governo impegnato e caduto su un testo incomprensibile di una riforma costituzionale.
Un disegno di legge cui ho fattivamente partecipato (vedi qui), nell’ombra non sia mai si sappia che c’ero, morto sulla LEX di Rousseau fra lotte intestine per il potere, e mai portato in una qualche commissione o in aula parlamentare, lì dove si era evidentemente troppo impegnati a votare fiducie anziché nello svolgere la propria funzione legislativa, alla faccia della centralità del parlamento invocata dal presidente onorevolissimo Roberto Fico nel suo apprezzatissimo quanto disatteso discorso d'insediamento.
Allora di quale diritto al voto parliamo?

Art. 48 della Costituzione della Repubblica Italiana
«Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.
Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge».



giovedì 15 settembre 2022

I MENO PEGGIO

Quando nel 2009 mi iscrissi al Movimento 5 Stelle abbracciandone la causa, lo feci con estrema convinzione. Pensai che finalmente avrei potuto votare una forza politica di cui mi sentivo partecipe, che mi rappresentava appieno, e promisi a me stesso che mai più avrei dato il mio voto ai "meno peggio", immaginando che il popolo meriti di essere rappresentato nella sua interezza, e dal meglio della politica.
Le cose dal 2013 purtroppo sono cambiate, già nel 2017 si è avuta la svolta verticistica con il beneplacito della maggioranza dei portavoce parlamentari e regionali e, se nel contempo i partiti continuano nella tendenza di rappresentare unicamente loro stessi, il movimento si è involuto, adattandosi e diventando esso stesso partito, ma senza avere ancora punti fermi che non siano individuabili in un “lider maximo”, e quindi attualmente accentrati sulla figura Giuseppe Conte; in sostanza la direzione opposta dalla quale si è partiti e indicata dai tesserati.
Bisognerebbe infatti ricordare gli slogan nei quali abbiamo investito risorse temporali, economiche ed emozionali, nonché caratterizzanti: «Il nostro leader è il programma», «Il programma lo decidiamo tutti insieme».
Alle ultime politiche andammo giù di votazione su ogni singolo punto del programma, onestamente dai risultati abbastanza scontati, ma che comunque coinvolgevano e istruivano attivisti ed elettorato, mentre ora si apprende di un documento già scritto presentato in un evento dal capo politico, il quale sarà anche il candidato presidente del consiglio, alla faccia della separazione fra incarichi politici e governativi (n.d.r. vedi lettera dei consiglieri "ribelli" a Beppe Grillo).
Ma delle interminabili ore, giorni frenetici di consultazioni fra attivisti e portavoce di ogni singola regione, degli Stati Generali rimane nulla giacché i risultati sono stati completamente disattesi, e tutto quel lavoro assembleare e partecipativo, fu cestinato senza nemmeno darne comunicazione, sebbene fu indetta un'altra votazione indirizzata e dall'esito scontatamente plebiscitario, sul quale anche l'ectoplasma di Grillo pose dei dubbi.
Coloro che al congresso (n.d.r. questo dovevano rappresentare i nostri Stati Generali) erano stati designati a riassumere e portare le voci assembleari dei vari inevitabili pensieri, chiamiamole anche correnti, scomparivano nei tavoli virtuali limitandosi alla comparsata nominale; ben ricordo il primus interpares uscito dal nulla, mentre tutti o quasi avevano votato unicamente per un organo direttivo che non fosse composto da soli portavoce. Ebbene, coloro che contestavano, giustamente, la gestione degli stati generali in Campania, che additavano i facilitatori di autoritarismo, ormai famoso l'1,6 arrotondato ad 1 anziché a 2, proprio quei consiglieri comunali da cui avrei da quel momento preso definitivamente le distanze, sono ora candidati al parlamento. Che dire, è evidente che la via sia tracciata e che anche nel movimento ci si fa strada così, uniformandosi.



giovedì 8 settembre 2022

M5S SAGRISTANI: PACE FATTA?

Dopo aver aperto all’avversario politico sindaco di Meta, di cui nell’aprile 2017 ben 12 senatori pentastellati ne chiedevano le dimissioni, ritratto invece lo scorso 14 maggio in posa estemporanea con altri consiglieri metesi seduto al tavolo di un bar con il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, durante un incontro con gli attivisti (rimasti) della penisola sorrentina, ieri è toccato anche al sindaco di Sant’Agnello, Piergiorgio Sagristani, colui che scrisse dei 5 stelle: «... non c'è limite al peggio e all'irresponsabilità... chi è zero vale e varrà sempre zero...».
A fare visita, elettorale, nientepopodimenocche l’ex ministro dell’ambiente del M5S 2.0, il generale Sergio Costa. Con lui anche la candidata Carmen Di Lauro, che appena lo scorso anno, durante un’assise consiliare, lo stesso Sindaco definì: «’A scienziata ca’ sape tutte cose», giacché rea di aver inoltrato un atto ispettivo parlamentare sull’edificazione dell’ospedale unico.
Ebbene, abbagliati dall’aura di colui che è stato il primo inquilino del Palazzo di piazza Matteotti per vent’anni (per ora), a quanto mi riferiscono, giacché così come a Meta per scelta ponderata non ho voluto presenziare, non si è toccato nemmeno un punto delle criticità che affliggono la cittadina: una su tutte, il social housing. Eppure la Carmen Di Lauro, la scienziata che tutto sa (cit. Sagristani), aveva presentato un’interrogazione parlamentare sulla questione, mettendo addirittura in relazione l’opera santanellese con l’housing dell’area ex Cirio di Castellammare di Stabia (Operazione Olimpo).
Al contempo Claudio d'Esposito, bravo presidente del WWF Terre del Tirreno cui rinnovo tutta la mia stima e amicizia, non potrà non essere d’accordo sul fatto che il messaggio del video a tre, può essere fuorviante.
Bisognava puntualizzare e dire con forza che l’oasi naturalistica di Sant’Agnello è un’incognita e che non potrà mai essere paragonabile ne assumere le fattezze di un parco vero e proprio, poiché pochi metri sotto, vi è il cemento di un ricovero per autovetture, tre piani interrati di box auto. Passi il messaggio che dove si è cementificato si possano creare dei luoghi verdi fittizi, ma idealizzarli e decantarli fanno accrescere il timore che tale idea sia presa in uso per cementificare ancora.
Ai più attenti non sarà sfuggito che l’ex sindaco dell’intersecante comune di Piano di Sorrento, Vincenzo Iaccarino, desiderava realizzare proprio un’autorimessa interrata nell’area del parco San Michele, per poi, eventualmente, farci sopra una finta oasi.
L’edificazione del parcheggio è stata sventata dall’attuale assessore Anna Iaccarino, ma siamo ancora in attesa che si faccia questo benedetto spazio verde, questa riserva nel centro della città, questo Central Park carottese (cit. Claudio d'Esposito), che rammento essere ancora chiuso.
Ora, comprendo la campagna elettorale, gli onori di casa e il giusto scambio di saluti istituzionali, anche se al momento il generale è solo un candidato ma, personalmente, reputo le effusioni sopra le righe, in particolare per quei pochi sopravvissuti del movimento 5 stelle, che hanno combattuto e ancora combattono semplicemente da attivisti, senza ricoprire alcun incarico, l’amministrazione Sagristani; chiaramente non mi riferisco ai portavoce che, a quanto pare, si sono ben adattati a questo nuovo corso, apparendo senza mai rilasciare dichiarazioni, senza sbilanciarsi tanto.
A dirla tutta, parrebbe che ieri Fabio Aponte, abbia "legittimamente", pubblicamente e apertamente dichiarato a un candidato, proveniente anch’egli come Costa dalla società civile, che voterà Impegno Civico; se ciò corrispondesse al vero, presumo che a breve abbandonerà la carica di capogruppo e lascerà il M5S 2050. Sono curioso di sapere cosa faranno gli altri due portavoce, ma nulla trapela, da troppo tempo.


martedì 6 settembre 2022

AL VOTO: CON INTRANSIGENTE INSOFFERENZA

Coloro che possono ballare e cantare, andare in ferie, permettersi il piccolo lusso di cambiare la vecchia auto o comprarsi lo scooter a rate, che se la bolletta è più cara “pazienza”, beh costoro non potranno capire lo stato di frustrazione, della sensazione di assoluta inadeguatezza a questa società iniqua che prova chi vive in ristrettezze o addirittura in assoluta povertà, o di chi empaticamente soffre impotente nel constatare queste evidenti disparità.
E non mi riferisco a coloro che possiedono la barca, lo yacht o le ville al mare o in montagna, parlo dei piccoli borghesi, di quelli cui piace apparire e ostentare anche ciò che non possiedono.
A quel punto è anche normale che aumenti l'insofferenza verso gli uni o gli altri, e capisco chi ancora non ha deciso, chi non sa a quale "santo leader politico" votarsi.
Il "paradosso del gelataio" si è rivelato in tutte le sue forme laddove ormai destra e sinistra sono concetti annacquati, vista la coincidenza dell’azione politica fra centrodestra e centrosinistra.
Onestamente, all’attualità non avverto il pericolo di una deriva oltranzista se non nei desideri di chi mostra certezze: il centro che si autodefinisce sinistra, ha realizzato principalmente cose liberali, mentre quello che si autoproclama centrodestra, ha fatto eguale, in una finta alternanza e altrettanto falsa competizione.
La parentesi dei "né di qua né di là, ma oltre", è stata un buco nell'acqua considerato che si è perpetrato nel "liberalismo"; basti pensare che in cinque anni non si è messo mano al riordino degli enti locali (la legge Delrio ha prodotto un obbrobrio metro-provinciale per giunta a suffragio indiretto), e nemmeno ad una revisione totale della legge elettorale che avrebbe realmente permesso agli elettori di esprimere il proprio parere. Sono invece stati promulgati provvedimenti quali il decreto sicurezza bis, o limitativi delle libertà personali. Senza dimenticare i farseschi banchi a rotelle, dapprima difesi a oltranza e ora vituperati dopo la transumanza della Azzolina a impegno civico; ancora ricordo agli smemorati che sono state più che triplicate le soglie per gli affidi diretti da parte degli enti locali e che si è conferito il potere ai consigli comunali e quindi ai sindaci, di scegliersi il presidente dell'organo di revisione economico-finanziario. Eppure circa cinque anni fa, rammento che ci spellavamo le mani durante l'esaltante discorso di insediamento di Roberto Fico alla presidenza della Camera dei Deputati, tutto imperniato principalmente sulla volontà di ridare centralità al Parlamento; purtroppo solo chiacchiere diffuse, sprecate in un unico fotografatissimo giro in bus per recarsi a Montecitorio, intenzioni rinnegate e vanificate dal continuo ricorso alla fiducia.
Allora cosa conta il voto di chi vorrebbe cambiare le cose?
Si è visto, "Franza o Spagna purché se magna" è il leit motiv di chi dovrebbe governarci, è la sindrome dei palazzi romani che trasforma la maggior parte di coloro che vi accedono in conigli mannari, capaci di mutare e rinnegare se stessi, pur di apparire e sentirsi parte del gioco.
Potrei votare l'unica forza che "parrebbe" di sinistra, ma equivarrebbe a premiare De Magistris, al quale potrei anche perdonare la gestione Napoli comune (è una parola...), ma mai potrei per Napoli Città Metropolitana e il fallimentare piano strategico con cui ha elargito oltre 400 milioni di euro alla bisogna dei sindaci, ripartendo i fondi per numero di abitanti, nel silenzio generale di tutte le forze politiche componenti il Consiglio metropolitano (n.d.r. ma di questo ne ho trattato ampiamente quando ero consigliere comunale di Piano di Sorrento).
A questo punto potrebbero anche non farle le votazioni, spartirsi già da ora incarichi e poltrone, tanto è stato tutto deciso nelle segreterie di partito e già si sa come andrà: tutti vinceranno e si diranno soddisfatti del risultato elettorale, anche se l'astensionismo assumerà proporzioni enormi e il sentimento di avversione, di repulsione verso la casta politica sarà sempre maggiore.
Allora fate vobis e "che vinca il meno peggio" ma, riflettendoci, cosa significa, che noi italiani non ci meritiamo i... migliori?