martedì 19 giugno 2018

GIGANTI


Piano di Sorrento - Concentrati su questioni nazionali, perdiamo contatto con i problemi locali.
I migranti, intere famiglie lasciate in balia degli elementi, e non ditemi che a bordo si sta bene; chi naviga ben conosce gli spazi dedicabili ad un'accoglienza d'emergenza.
Ma non desidero dibattere oltre giacché nel frattempo l'Aquarius si avviava verso lidi ispanici, in penisola sorrentina e nell'indifferenza totale, si consumava e si consuma un altro dramma, uno di quelli nostrani, uno di quelli che non fanno rumore.
Il MeetUp penisola sorrentina e il M5S Piano di Sorrento sono sulla questione da tempo, ma non siamo riusciti a trovare sbocchi verso l'inevitabile: la chiusura del Centro d'Igiene Mentale, o meglio, quella della SIR, la struttura intermedia residenziale.
Abbiamo così assistito alle ultime passerelle politiche e, nel contempo, alle prime drammatiche deportazioni di anime già fragili, che dovranno per colpa di una classe politica inetta e insensibile, abituarsi a nuove realtà, laddove già problematico è il vivere quotidiano, figuriamoci un reinserimento in luoghi sconosciuti.
Insensibili è dir poco vista la scarsa attitudine dei nostri amministratori, a calarsi nei panni altrui quando si parla di fratelli difficili, vedi ad esempio recenti sviluppi a Piano di Sorrento sul Garante della persona con disabilità e sul PEBA.
Così, con la morte nel cuore, ricordo quando chiesi al Sindaco Iaccarino di partecipare all'incontro fra i Sindaci e la dr.ssa Costantini, anche solo come uditore, promessa poi non mantenuta; forse meglio che nessuno fosse testimone della vacuità delle proposte.
Una delle sere invernali, durante un presidio antecedente l'ennesimo incontro fra Sindaci che a nulla avrebbe portato, ricordo la proposta da me personalmente ascoltata, del Sindaco nonché consigliere metropolitano Tito, di spostare l'intera struttura presso la Clinica San Michele a Piano di Sorrento: chissà perché no, non mi è stato dato saperlo.
E il nostro attivista Rosario Lotito, lui che lavora da anni con "persone difficoltose", bussare a tutti i portoni affinché si avessero notizie certe, riscontri cartacei ufficiali verso ciò che appariva palese giacché «vox populi vox Dei» aveva già sentenziato; ma i citofoni restavano muti.
Eppure siamo al governo della nazione, ma tutto ciò è parte del paradosso con il quale mi sto abituando a convivere, dove la città o il grande tema fa scalpore, rumore, ci si agita e ci si sbraccia, mentre il dramma locale, quello seguito da pochi sensibili cala l'audience.
Abbiamo visto di recente Luigi Di Maio chiudere una vertenza che ha salvato dalla cassa integrazione 30.000 esuberi, ma non si è proferito parola mentre sui tiggì imperversava il patriota Salvini che impediva lo sbarco degli sciagurati.
Tutto ciò toglie fiducia nel progetto, nel nessuno deve rimanere indietro, e contestualmente fiacca le energie per affrontare i problemi: "le enormi braccia dei giganti sono agitate dal vento, e vorticosamente ruotano macinando il grano".


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