martedì 7 aprile 2020

UNA GRANDE CITTÀ

Dove comincia Sorrento

Questa pandemia sta mettendo a nudo tutte le criticità e le incoerenze del nostro sistema.
Complotti a parte cui non ho mai dato credito, c'è da registrare che questo virus sta combattendo una guerra contro l'uomo, e parallelamente contro tutto quello che questi ha costruito o, a seconda dei punti di vista, distrutto.
Natura rivoluzionaria a parte, c'è da registrare l'ovvietà mai troppo poco evidenziata, che il sistema politico clientelare ha fatto sì che si occupassero ruoli d'importanza strategica non per valori meritocratici, ma per mera appartenenza e convenienza ad una fazione piuttosto che ad un'altra. E alla prima emergenza, qualsiasi essa sia, chi ne paga caramente lo scotto è soprattutto la fascia più economicamente debole della popolazione.
Questo avviene di grado per ogni livello istituzionale, fino a giungere agli enti locali, i nostri comuni. Qui i sindaci di borghi più o meno vasti, si arroccano su posizioni di potere acquisito, sfaldando una comunità che per quanto storicamente contrapposta per meri e futili campanilismi, si ritrova a fare i conti con una discontinuità e una tale dissimilitudine di vedute, che creano solo disagi alla cittadinanza della penisola sorrentina. Basti pensare alla "competitività" in merito alle ordinanze sindacali, diverse per forma e contenuti in ogni singolo comune.
In conclusione, auspico che questo periodo drammatico possa essere d'insegnamento, e faccia comprendere l'importanza e la necessità di avere una guida univoca, che possa essere e trovare consistenza nella piena alternanza democratica. Ciò deve sfociare in un programma unico per la penisola sorrentina, che non possa prescindere dall'avere un solo Sindaco, una sola Giunta, un solo Consiglio Comunale, consci che quest'ultimo è l'unico luogo deputato per adottare le scelte strategiche e per fare dei comuni del comprensorio una grande città. Una città che con i suoi numeri possa essere una realtà nazionale, e non relegarsi ai ruoli di piccoli comuni, che come questuanti scappellati mendicano l'esiguità al governatore o al primo ministro di turno.
Sono carottese: ciò non m'impedisce d'essere napoletano, italiano, europeo e cittadino del mondo.

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