«Il governo ha concluso che il rapido diffondersi dell'infezione del
coronavirus in tutta la nazione poteva portare gravi conseguenze alla salute e
all'economia del Paese».
Con queste parole il primo ministro giapponese Shinzo
Abe, ha dichiarato lo stato d'emergenza covid-19 a Tokyo, Osaka e altre 5
prefetture. In sostanza in quasi tutto il Giappone si chiudono tutte le attività
non indispensabili e si intima ai cittadini di restare in casa; tutto ciò mentre
Mosca è paralizzata e il Sindaco della capitale russa Sergei Sobianin, proroga
il regime di auto-isolamento fino al 30 aprile incluso.
Per chi si stesse chiedendo cosa c'entra il titolo con l'incipit internazionale di
questo articolo, vengo subito al punto.

Nel giro di tre ore ebbi moltissimi riscontri, nel contempo notai che
in troppi forse si erano fermati all'immediatezza della foto, e forse in tanti non
abbiano voluto far notare la mia ignoranza, credendo che avessi sbagliato a
scrivere "gomblotto": tutto ciò in una ipotesi buonista.
Fatto sta che la mia ironia non fu colta e dovetti cancellare il post,
giacché in un numero cospicuo di commenti, si sosteneva l'assurda tesi
complottistica e il messaggio risultante era quindi per me devastante.
Il tempo è galantuomo, ma quel che mi preme sottolineare non è il dato
oggettivo che avevo palesemente e logicamente ragione, ma sul come sia
possibile immaginare che a fronte di una pillolina di pochi euro, un governo
possa ignorare tale cura e lasciar morire migliaia di persone, inoltre lanciando
un intero paese nel baratro oscuro di quella che sarà una delle più gravi crisi
economiche mai occorse.
Il caos non serve a nessuno, ancor meno in questo periodo di massima
instabilità, anche emotiva, quindi non contribuiamo a diffondere false notizie
e ad intasare inutilmente smartphone e terminali: selezioniamo, verifichiamo, e
non cediamo all'istinto del primo click.
La condivisione delle informazioni è una cosa seria, nella sua pratica virtuosa è riposta parte del futuro della
nostra stessa esistenza, non releghiamola ad un attimo ludico, amplificando l'indifferenza
di un semplice gesto quale può essere un click.
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