giovedì 16 giugno 2022

LA RESA DEI CONTI O LA RESA DI CONTE

Litigano, si sbattono, giocano a chi mette sul tavolo il carico più grosso, una sorta di tressette sulla pelle degli italiani, in palio la proprietà non intellettuale ma fisica di un logo, di un simbolo ormai rappresentativo del nulla cosmico giacché svuotato di ogni contenuto, con la mera illusione di voler prolungare quello che ormai è già scritto e sancito inequivocabilmente anche dalle ultime amministrative.
Il M5S non c'è più: Di Maio rappresenta unicamente il suo potere acquisito che prima o poi svanirà e lo relegherà nel nulla delle sue innumerevoli contraddizioni.
Conte è leader "esterno" di un partito costruito a tavolino e monocraticamente, sulle ceneri di un movimento distrutto da beghe interne e lotte per la supremazia, come galli su cumuli di pattume. Tanto valeva mostrare coraggio, togliere le stelle e formare la sua squadra (che poi alla fine è così, considerato che saranno tutti nominati da lui stesso).
La realtà è che tutto ciò alcuni di noi già l'avevano capito da tempo e denunciato, e chi ora sbraita contro questo abbrivio inarrestabile, dovrebbe recitare il mea culpa, magari cospargersi il capo di cenere per non aver saputo né leggere, né ascoltare, preferendo acclamare il "pupo d'oro" che nel loro immaginario, come re Mida, trasformava in oro tutto ciò che toccava.
Prima o poi tutto verrà fuori ed i sentimenti che ne scaturiranno potranno essere molteplici, dal divertento all'intossicazione; per quanto mi riguarda sono ormai fuori e sono convinto che qualsiasi operazione atta a riesumazioni sarà un fallimento perché, se è vero che noi italiani siamo dei creduloni e che l'elettorato del fu M5S è incurabilmente idealista, altrettanto vero è che non siamo stupidi.
Qui l'articolo del Corriere del Mezzogiorno sulla lettera premonitrice di alcuni consiglieri comunali a Beppe Grillo del settembre 2017: fra i promotori c'ero anch'io, sottoscrittore del documento.



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