domenica 10 maggio 2020

SOLIDARIETÀ, NON BENEFICENZA


Una proposta "equa"

Solidarietà e beneficenza sono due concetti distinti e separati che spesso tendiamo a confondere: con uno si indica sostanzialmente un comportamento etico-sociale in favore del prossimo, con l'altro una forma d'aiuto economico prestato a persone bisognose.
In questo primo periodo pandemico abbiamo visto la propensione di molti nel mettersi a disposizione della comunità; chi con piccoli gesti più o meno simbolici, chi con il proprio impegno e lavoro. Penso ad esempio alle iniziative spontanee, alle singole associazioni; per quanto riguarda la mia città ai giovani del forum, catapultati in una situazione di Protezione Civile senza precedenti né addestramento. Hanno fatto un gran lavoro: a loro, come a tutti coloro che si sono dedicati, deve andare il nostro personale ringraziamento.
Ma i tempi che verranno saranno ancora più duri, specie per noi che viviamo in queste amene zone prettamente turistiche, caratterizzate da occupazioni lavorative perlopiù stagionali.
Non dovremmo avere bisogno di elemosine assistenzialistiche, né di buoni per sfamarci, tantomeno dovremmo sentirci mortificati nel vivere questa situazione di difficoltà che esula dalla nostra volontà giacché generale.
Abbiamo necessità di essere solidali, che almeno finché le cose non assumeranno una parvenza di normalità, ciascuno di noi rinunci a qualcosa.
Se mal gestita, questa crisi può essere occasione di crescita smisurata per alcuni e impoverimento per la maggior parte della popolazione, laddove chi ha liquidità potrà permettersi di acquistare pezzi di vita cittadina; e se quella liquidità proviene da attività non rintracciabili, la sconfitta dello Stato italiano non sarà più un pericolo ma una evidente catastrofe.
Credo che i nostri sforzi debbano essere indirizzati nella ricerca dell'equità e non del sovvenzionamento: se una ripartizione della ricchezza dev'essere un fine ultimo, nell'immediatezza dobbiamo ricercare equilibrio.
Mi auguro che la proposta che ho lanciato ai nostri riferimenti in parlamento, possa aprire un ampio dibattito e che si decida di affrontare il tema "affitti" in tempi brevissimi.
Sappiamo quanto incida questa voce nel bilancio delle nostre attività artigiane e commerciali. Altrettanto per le famiglie: infatti se per coloro che hanno acquistato casa con un mutuo bancario è concessa la possibilità di rinviare il pagamento delle rate, chi è in fitto privato non può ovviare, e con la crisi occupazionale attuale deve scegliere chi e cosa pagare, ed eventualmente se mangiare.
L'idea è di introdurre per il solo periodo di crisi, un «EQUO CANONE COVID» su tutto il territorio nazionale.
Tecnicamente si può pensare ad una formula, magari con premialità defiscalizzanti per i locatori, che possa andare in deroga a tutti i contratti vigenti, prevedendo una suddivisione in poche fasce per la determinazione dell'aliquota.
La beneficenza dovrebbe essere lasciata ai filantropi, magari silenziosi, nel contempo dovremmo impegnarci a creare una catena di solidarietà sinergica, laddove ciascuno possa rinunciare a "poco" affinché non ci sia perdita di "tutto" per altri.

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