ai Bocconiani moderni...
Sono profondamente ignorante in materia e quel che so dell'economia, l'ho appreso da ciò che mio padre, laureato presso la nostra facoltà partenopea, ripeteva nei momenti di crisi.
Era
appena dopo il boom economico, ma anche gli anni dell'austerity, di quelle bellissime
domeniche a piedi degli anni '70, tanta gente per strada, festa di pattini e biciclette,
di gioventù spensierata e di bambini chiassosi e divertiti.
Allora
lui, rivolgendosi a mia madre, vero potere gestionale e governativo della famiglia,
ammoniva: "Bisogna fare economia".
Quando
ho perso questo valore cambiando punto di vista?
Forse mai, ma gli slogan
penetrano nella mente come messaggi subliminali, pari ad un virus che si fa strada
e si espande nel proprio corpo, cogliendo i momenti di maggior debolezza psicofisica.
"Spendi,
l'economia gira con te", il falso ideologico del "costa più l'aggiustare che il ricomprare"; forse nell'immediato è vero, ma ci ritroviamo senza materie
prime, con un mare di rifiuti ed un alto numero di disoccupati poiché non si ripara più, ma si produce, e la produzione è quasi tutta automatizzata.
Da
figlio a padre, ora la mia vita si svolge in un continuo susseguirsi di risvegli,
tutti monotonamente uguali, e ogni mattino è da luci accese, è sempre troppo
presto per ricominciare la giornata.
Ma è sempre e ancora troppo presto, il mattino tarda e non lenisce i miei dolori notturni.
Riscaldo il bagno, faccio una doccia, la barba, spunto qualche pelo superfluo che
l'età mi regala, e così via, mi vesto, e tutti i giorni nei medesimi gesti rituali,
di cui ormai non ricordo più l'origine. A volte prima la barba, così per
cambiare e sentirmi autore di una qualche innovazione, o prima la colazione,
l'immancabile caffè.
Come
sono riusciti a rendermi così?
Come
hanno fatto a schiavizzarmi?
Come
hanno potuto rendere la vita un contenitore colmo di cose inutili, oggetti indispensabili
che non useremo mai, imperdibili offerte per cui è valsa la pena lavorare tanto,
fare degli straordinari, trascorrere meno tempo a coltivare affetti od interessi
personali?
Il denaro
non esiste, sono numeri variabili che fluttuano in funzione di un algoritmo ignoto
e indecifrabile; oggi sei ricco, domani non ne hai più. Il vero valore di
riferimento non è la moneta, ma il tempo.
Quanto
ne ho speso per il nuovo cellulare o per l'automobile?
Una
rata mensile, per quanto tempo m’impegna e mi vincola?
Ecco,
questo è il nuovo schiavismo, rubano il tempo.
Ma mi
piace pensare alla musica, arte e sublimazione, in cui "tempo rubato" assume
tutto un altro significato. É un modo per liberarti da un vincolo metronomico che
scandisce ritmicamente l'andamento del motivo; quando il tempo è rubato puoi lasciarti
andare al tuo stato d'animo, all'ispirazione, alle tue sensazioni del momento,
a quell'attimo preciso che ti dice che devi rallentare perché effettivamente, ed
a pensarci bene, anche il tempo è una convenzione, ed è sempre troppo poco per
fare tutto quello che un uomo desidererebbe compiere prima che l'orologio biologico,
vero cronometro della propria esistenza, si fermi.
Allora,
sempre da padre, ai miei figli oltre ad auspicar loro di fare il lavoro che
piace, che possa renderli felici di alzarsi al mattino, di esprimersi nel proprio
ambiente e rendersi utili ed emancipati, gli auguro di vivere interpretando uno
spartito "rubato", poiché il tempo non puoi recuperarlo e non c'è denaro
che lo paghi.
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